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Intervista il Dottor Massimo Nabissi sulla cannabis terapeutica

    INDICE

Dott. Nabissi dal suo punto di vista, quello di un ricercatore, cosa si aspetta o quali sono i suoi auspici per il 2018 sulla Cannabis Terapeutica?

Negli ultimi anni, l’argomento Cannabis Terapeutica, ha avuto notevole spazio, al di fuori dei canali scientifici ufficiali, permettendo cosi alla gran parte della popolazione di avere informazioni riguardanti l’uso terapeutico della Cannabis. I tanti seminari, dibattiti, articoli su giornali e notizie in rete hanno permesso di far conoscere la Cannabis ed i suoi derivati dal punto di vista curativo, con il risultato di avere suscitato un interesse crescente nella popolazione.

Questa condizione mediatica, ha sicuramente indotto gli operatori della salute ad informarsi maggiormente sull’uso terapeutico della Cannabis e questo lo dimostra anche il crescente numero di seminari richieste da parte delle Facoltà di Medicina italiane. In aggiunta, il primo corso di specializzazione sulla cannabis, che si sta svolgendo all’Università di Padova, è sicuramente un segnale importante che porterà sempre maggiore interesse alla scienza della Cannabis.

Nel breve futuro penso e spero che il mondo della Cannabis, sia sempre di piu’ al centro dell’interesse dei pazienti, medici, farmacisti e che i retaggi culturali poco scientifici sulla Cannabis vengano pian piano cancellati. Spero inoltre che a livello di ricerca pre-clinica e clinica si riesca ad avviare un programma di finanziamento per supportare gli innumerevoli studi possibili relativi alla ricerca dei potenziali terapeutici sull’effetto della Cannabis e dei suoi derivati nelle varie patologie attualmente poco trattabili a livello farmacologico.

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Ha condotto importanti ricerche sugli effetti della Cannabis sulle cellule tumorali di glioblastoma e mieloma, a che tipo di risultati è giunto?

Come laboratorio di ricerca pre-clinica, abbiamo svolto diversi studi relativi all’effetto del THC e CBD nel glioblastoma e nel mieloma multiplo. I dati ottenuti sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche e hanno contribuito all’avvio della prima sperimentazione clinica in pazienti con glioblastoma.

Per il mieloma multiplo, i dati che abbiamo ottenuto sono stati oggetto d’interesse e presi in considerazione per avviare studi clinici, attualmente in fase di organizzazione.

 

Possiamo affermare che la Cannabis potrà essere in grado di sconfiggere il cancro?

Non penso che si possa trovare un singolo trattamento che sconfigga il cancro, anche perché le patologie tumorali sono molto diverse fra loro e ogni tipo di tumore richiederebbe una terapia mirata.

I cannabinoidi hanno dimostrato (in studi pre-clinici) di funzionare in diverse patologie tumorali (polmone, seno, glioblastoma, pancreas, prostata, mieloma multiplo, melanoma), agendo come anti-tumorali e migliorando la risposta biologica dei chemioterapici, quando utilizzati in combinazione con cannabinoidi. Quindi quando si parla o pubblicizza “la molecola che cura il cancro”, qualunque essa sia, è un modo scientificamente poco corretto di spiegare un risultato scientifico e si rischia di illudere i pazienti affetti da tumore.

Per i cannabinoidi si puo’ parlare di efficacia biologica (intesa come attività anti-tumorale), nei modelli di tumore studiati, in altri tipi di tumore non si hanno ancora dati scientifici.

 

Ci sono abbastanza studi scientifici in Italia per asserire che la Cannabis può essere utilizzata in sicurezza dai pazienti?

Ci sono molti studi clinici che permettono di confermare le dosi non tossiche della Cannabis, da utilizzare nei pazienti. Ancora non abbiamo conferme precise per quanto riguarda le dosi e la posologia di somministrazione da utilizzare nelle singole patologie.

Ma questo aspetto non dovrebbe limitare l’interesse per l’uso terapautico della Cannabis, ma stimolare le sperimentazioni cliniche. Sicuramente la tossicità della Cannabis è notevolmente minore a quella di molti farmaci già in uso, per svariate patologie.

 

Cosa significa fare Ricerca oggi in Italia?

L’Italia è attualmente uno dei pochi paesi in cui, pur con difficoltà, si riesce a fare ricerca con derivati della Cannabis, pur restando molto difficile reperire finanziamenti specifici mirati allo studio della Cannabis terapeutica. Per quanto riguarda il lavoro sul mieloma multiplo, il nostro lavoro è stato preso di riferimento per il deposito di un brevetto sull’uso di derivati della Cannabis, depositato da due ditte farmaceutiche estere.

 

Sul web circolano molte informazioni, c’è il pericolo di imbattersi spesso in notizie non sempre corrispondenti al vero, la Cannabis non è la “bacchetta magica” che può essere utile in ogni caso, lei cosa consiglia alle persone che cercano la Cannabis Terapeutica?

Consiglio di informarsi presso i medici prescrittori di Cannabis, che in Italia, sono presenti su tutto il territorio nazionale e di affidarsi a siti ufficiali. Poi sicuramente i vari Siti, Facebook o Blog raggiungibili via Internet, possono dare il loro contributo informativo, che puo’ essere alla base per approfondire l’argomento con gli esperti del settore.

 

In un convegno a Perugia ha parlato di ‘benessere del paziente’, un concetto che credo affronti il tema della qualità della vita durante la malattia, qual è il valore aggiunto che la Cannabis può apportare?

Il benessere del paziente, è un fondamentale risultato terapeutico, che non dovrebbe mai prescindere dalla terapia che il paziente sta seguendo. Le combinazioni farmacologiche dovrebbero agire nel ridurre, eliminare o rallentare il decoroso di una malattia, ma se la terapia ha una tossicità tale da creare nel paziente un malessere aggiuntivo a quello dato dalla patologia stessa, si dovrebbe fortemente valutare l’aggiunta di altri trattamenti terapeutici mirati a ridurre il malessere del paziente.

La Cannabis è oggetto di studio anche come adiuvante, per diverse terapie (oncologiche, infiammatorie croniche, neurodegenerative, ecc..), come farmaco che migliora il senso di benessere nel paziente. In questo campo della ricerca clinica sono molto ottimista, nel pensare che un giorno la terapia con Cannabis possa dare un valore aggiunto alle terapie attuali.

Intervista di Giuseppe Cantelmi

 

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