Cannabis terapeutica: una guida completa

I prodotti Enecta:

  • non sono medicinali;
  • sono ottenuti da varietà di canapa iscritte nel Registro Comune Europeo e nel rispetto degli altri requisiti previsti dalla l. 242/2016;
  • sono stati regolarmente notificati nel Portale Europeo dei Prodotti Cosmetici (CPNP).

I nostri articoli blog hanno scopo esclusivamente informativo e non intendono qualificare i nostri prodotti come medicinali o attribuire proprietà terapeutiche agli stessi.

Indice dei contenuti

Tra il 2019 e il 2024 sono state registrate circa 100 mila prescrizioni magistrali di cannabis terapeutica e le persone che hanno ricevuto almeno una prescrizione sono più o meno 28.000. Ma che cos'è esattamente la cannabis terapeutica, a cosa serve e come è possibile ottenerla? Te lo raccontiamo in questo articolo.



Che cos’è la cannabis terapeutica?

Per cannabis terapeutica si intendono piante di canapa utilizzate per finalità mediche, sotto stretto controllo sanitario, diverse da quelle di canapa coltivate da sementi certificate per la produzione di fibre o per altri usi industriali, come consentito dalla normativa dell'Unione Europea.

A differenza dell’uso ricreativo, il suo impiego è regolamentato da normative specifiche e può essere prescritta da medici solo in presenza di determinate condizioni cliniche. 

Ciascun passaggio della fase agricola, della preparazione e confezionamento del prodotto finito, deve attenersi agli standard internazionali di buone pratiche agricole e raccolta GACP (dall’inglese Good Agricultural and Collecting Practice) e buone pratiche di fabbricazione GMP (dall’inglese Good Manufacturing Practice).

I principi attivi principali contenuti nella cannabis sono il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), due molecole con differenti effetti farmacologici: il primo è noto per le sue proprietà psicoattive, analgesiche, antiemetiche e stimolanti l’appetito, mentre il secondo è apprezzato per gli effetti antinfiammatori, rilassanti e ansiolitici, senza alterare le funzioni cognitive e motorie.


La cannabis a uso terapeutico viene dispensata dalle farmacie, come preparazioni magistrali in cartine (sostanza vegetale tal quale), estratti e capsule, che vengono realizzate e personalizzate sulla base della prescrizione del medico. La somministrazione della cannabis terapeutica può avvenire per via orale o inalatoria, a seconda della patologia trattata e delle esigenze del paziente. L’effetto terapeutico dipende da molteplici fattori, tra cui il dosaggio, la modalità di assunzione e la composizione specifica dei principi attivi.

BENESSERE FISICO
Olio di CBD 10% - Enecta.it

Per cosa si usa la cannabis terapeutica?

In Italia, la cannabis terapeutica può essere prescritta esclusivamente per alcune condizioni cliniche ben definite, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente. L’impiego della cannabis a uso medico è indicato nei casi in cui le terapie convenzionali si rivelano inefficaci o mal tollerate dal paziente, in presenza di effetti collaterali rilevanti. Nello specifico, la cannabis a uso medico può essere utilizzata nei seguenti casi:

  • Dolore cronico, in particolare quello neuropatico

  • Patologie che implicano spasticità associata a dolore come sclerosi multipla o lesioni del midollo spinale

  • Nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie per HIV

  • Effetto stimolante dell' appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell' appetito in pazienti oncologici o affetti da aids e nell' anoressia nervosa

  • Glaucoma resistente alle terapie convenzionali

  • Riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella Sindrome di Gilles de la Tourette

Gli effetti benefici derivano dalla combinazione dei principi attivi della pianta, in particolare THC e CBD, che agiscono sul sistema endocannabinoide per modulare dolore, spasticità, appetito e altri sintomi invalidanti.

Quali sono gli effetti collaterali della cannabis terapeutica?

Sebbene la cannabis terapeutica sia generalmente ben tollerata, come qualsiasi sostanza ad azione farmacologica può causare effetti collaterali, che variano in base alla sensibilità individuale, alla composizione dei principi attivi (soprattutto il rapporto tra THC e CBD), al dosaggio e alla via di somministrazione (orale o inalatoria).

Tra gli effetti indesiderati più comuni si segnalano sonnolenza, vertigini, euforia, secchezza delle fauci, tachicardia, ipotensione, diminuzione della coordinazione e riduzione della concentrazione, attribuibili soprattutto al THC. Con prodotti ad alto contenuto di THC, possono manifestarsi anche ansia, paranoia, agitazione o, più raramente, episodi psicotici transitori. Per questo motivo, è fondamentale che la cannabis venga assunta sotto controllo medico, con una posologia personalizzata e monitorata nel tempo.

Il CBD, invece, presenta un profilo di tollerabilità generalmente migliore rispetto al THC, ed è spesso utilizzato per mitigare alcuni degli effetti collaterali legati al tetraidrocannabinolo. Tuttavia, il cannabidiolo può interagire con i farmaci, motivo per cui è sempre necessaria una valutazione medica accurata.

Nel contesto terapeutico, il rapporto rischio-beneficio viene attentamente valutato dal medico, che considera l’efficacia del trattamento rispetto alla comparsa di eventuali effetti indesiderati. La cannabis terapeutica, quindi, deve essere gestita come un farmaco vero e proprio, con le stesse cautele e attenzioni previste per qualsiasi altra terapia.

Quali medici possono prescrivere la cannabis terapeutica?

In Italia, la cannabis terapeutica può essere prescritta da medici abilitati alla professione e iscritti all’Ordine. Qui trovi un elenco di medici esperti e abilitati che abbiamo selezionato per te.

Non esiste una lista di specialità mediche abilitate alla prescrizione: possono farlo, ad esempio, medici di base, di medicina generale, neurologi, oncologi, reumatologi, o altri specialisti, purché vi sia una condizione clinica riconosciuta dalla normativa e sia documentata la non efficacia delle terapie convenzionali.

La prescrizione avviene tramite ricetta medica non ripetibile, della durata massima di 30 giorni, e deve contenere l’indicazione precisa della formulazione (materia vegetale tal quale o estratto o capsule), il dosaggio, la via di somministrazione (orale o inalatoria), e le modalità d’uso. Il medico ha il compito di monitorare costantemente il paziente durante la terapia, valutandone l’effetto terapeutico e l’eventuale comparsa di effetti collaterali.

Dove si acquista la cannabis a uso terapeutico?

In Italia, la cannabis terapeutica può essere acquistata esclusivamente in farmacia e il paziente può ritirarla solo previa presentazione della ricetta medica non ripetibile.

Le farmacie possono rifornirsi direttamente dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, che è responsabile in Italia della produzione  delle qualità FM1 e FM2, oppure possono rifornirsi da grossisti farmaceutici abilitati.

La farmacia prepara e distribuisce preparazioni magistrali a base di cannabis, ovvero preparazioni personalizzate (cartine, estratti, capsule) secondo le indicazioni del medico riportate sulla prescrizione.

Da poco in commercio anche estratti già pronti, che possono essere acquistati dalle farmacie sempre in base a quanto indicato nella ricetta.

La distribuzione avviene sotto rigoroso controllo, per garantire che ogni confezione corrisponda agli standard previsti dalla legge.

Olio-di-CBD

Quanto CBD c’è nella cannabis terapeutica?

La quantità di CBD e il rapporto con il THC nella cannabis terapeutica variano notevolmente in base alla genetica. In Italia, per uso medico si adottano per esempio le varietà FM1 e FM2, prodotte dallo Stabilimento Chimico-Farmaceutico Militare di Firenze:

  •  FM1 presenta un contenuto elevato di THC, compreso tra 13 e 20%, abbinato a bassi livelli di CBD, meno dell1%

  • FM2, invece, è caratterizzata da una percentuale di THC compreso tra il 5 e 8%, e una maggiore presenza di CBD, compreso tra il 7 e 12%. Tale formulazione è utile per interventi terapeutici in cui è prioritario un approccio anti-infiammatorio e ansiolitico, riducendo al contempo il rischio di effetti collaterali legati all’elevato contenuto di THC.

 Anche prodotti internazionali hanno acquisito una notevole rilevanza:

  • Bedrocan è ampiamente utilizzato per la sua alta concentrazione di THC, che supera il 20%, mentre il contenuto di CBD risulta molto basso, generalmente inferiore all’1%

  • Bediol si caratterizza per avere un valore di THC del 6–7%  e un 8% di CBD.

  • Bedrolite presenta una bassa concentrazione di THC, inferiore all’ 1%, e un contenuto di CBD più elevato, circa 8%.

Questa differenza di contenuto tra THC e CBD è fondamentale per modulare l’effetto farmacologico della cannabis terapeutica, consentendo una personalizzazione della terapia. I medici, infatti, valutano la composizione più adatta alle condizioni cliniche specifiche. La scelta della tipologia di cannabis, della formulazione e della modalità di somministrazione avviene tenendo in considerazione la necessità di ottenere il massimo beneficio terapeutico, riducendo al minimo gli effetti collaterali, e garantendo al paziente un trattamento sicuro e standardizzato.

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