Nel 2025 in Italia il cannabidiolo (CBD) è legale solo se estratto da alcune parti specifiche della pianta di canapa, ovvero foglie, fusti e semi. Questo è quanto stabilisce l’articolo 18 del decreto sicurezza 2025, che introduce un divieto esplicito sull’utilizzo delle infiorescenze della pianta, anche nel caso in cui contengano una percentuale trascurabile di THC, il principio attivo psicoattivo della cannabis.
Restano però ammessi i prodotti contenenti CBD ottenuto da altre parti della pianta, purché la loro produzione e commercializzazione avvenga nel rispetto della legge 242 del 2016, che disciplina la coltivazione della canapa a fini industriali.
Il decreto sicurezza non coinvolge il CBD di tipo farmaceutico, ovvero quello presente nella cannabis terapeutica, per la quale non sono previste modifiche normative: rimane regolata secondo le disposizioni già vigenti in ambito sanitario e prescrittivo.
La Corte Suprema di Cassazione, ha pubblicato la Relazione n. 33/2025, un documento tecnico-giuridico che analizza le criticità del nuovo DL Sicurezza. Oltre a diverse critiche generali al decreto, la Relazione si concentra sull’articolo 18, che secondo la Cassazione:
- è in contrasto con il principio di offensività, il quale prevede che solo comportamenti realmente pericolosi per la sicurezza pubblica possano essere puniti. Trattando tutte le infiorescenze di canapa come pericolose a prescindere, senza alcun tipo di prova scientifica, si rischia di punire comportamenti che non sono davvero pericolosi, solo “per precauzione”, e questo va contro le regole del diritto penale perché non c’è un vero danno per la sicurezza pubblica
- è in conflitto con l’art. 41 della Costituzione italiana sulla libertà economica perchè la Costituzione tutela la libertà di impresa, purché lecita e rispettosa della legge. Chi ha sempre lavorato e continua a lavorare legalmente con la canapa industriale dovrebbe poterlo fare senza essere ostacolato dallo Stato, salvo valide motivazioni che provino che la canapa è una minaccia per la sicurezza pubblica
- lede il principio dell’affidamento legittimo che tutela i cittadini e quindi anche gli operatori del settore. Il principio di affidamento legittimo dice che lo Stato non può cambiare le regole da un giorno all’altro, senza prevedere misure transitorie. Chi ha avviato un’attività nel rispetto della legge 242/2016 non dovrebbe trovarsi improvvisamente in una situazione di rischio penale. Il decreto quindi rompe un patto di fiducia tra Stato e cittadini che hanno sempre agito secondo le regole
- viola il principio di libera circolazione delle merci previsto dal diritto Europeo, dato che il diritto dell’Unione Europea vieta che uno Stato membro ostacoli la libera circolazione di beni legali prodotti in un altro Stato UE. Quindi se un prodotto a base di canapa (con THC inferiore allo 0,3%) è legale in un altro Paese UE, l’Italia non può vietarne l’ingresso o la vendita senza valide motivazioni
- è in conflitto con il principio di proporzionalità e con il principio del mutuo riconoscimento. Nel diritto europeo, uno Stato può limitare la circolazione di un prodotto solo se la misura è necessaria, adeguata, proporzionata allo scopo da raggiungere (principio di proporzionalità). In più, deve rispettare il principio di mutuo riconoscimento, secondo cui un prodotto legale in un Paese UE deve poter circolare liberamente anche negli altri, salvo eccezioni ben motivate. In sostanza è una misura sproporzionata e non giustificata da reali esigenze sanitarie o di sicurezza pubblica.
CBD illegale: la sentenza del Tar del 16 aprile 2025
Con la sentenza del 16 aprile 2025, il TAR ha respinto il ricorso presentato da diverse società attive nel settore della canapa sativa, che contestavano il decreto del Ministero della Salute del 27 giugno 2024.
Tale decreto stabilisce l’inserimento delle composizioni orali a base di CBD (cannabidiolo) ottenuto da estratti di cannabis nella Tabella B dei medicinali prevista dal D.P.R. 309/1990, cioè il Testo Unico sugli stupefacenti.
Il Tar ha respinto il ricorso sulla base di criteri che riteniamo opinabili, ovvero:
- Anche se il CBD non fosse dannoso, quando è estratto dalla pianta di cannabis non è mai completamente privo di THC.
- Il CBD può interagire con il THC o con altri farmaci, e potenziare gli effetti psicoattivi del THC.
- Non è possibile escludere effetti avversi o psicotropi del CBD nei prodotti non farmaceutici.
Per quanto riguarda il primo punto, vale la pena ricordare che i prodotti a base di CBD estratti da canapa certificata contengono, per definizione, livelli di THC talmente irrisori da non essere in grado di provocare effetto psicotropo o drogante. Come ricordava Lorenza Romanese, direttrice di EHIA, per ottenere un effetto drogante da quelle varietà di canapa bisognerebbe fumarne diversi ettari.
Per quanto riguarda il secondo punto, è vero che il cannabidiolo può interagire con alcuni farmaci, proprio come la maggior parte delle sostanze, dall'alcool alla lavanda, dall'iperico alla curcuma.
Questo però non è un criterio sufficiente per dichiarare il CBD non sicuro. Semplicemente, chi segue una terapia farmacologica, dovrebbe avere (e solitamente ha) l'accortezza di concordarne l'utilizzo con il proprio medico, proprio come farebbe chi soffre di pressione alta prima di decidere se bere caffè e con quale frequenza.
Quanto al fatto che il CBD possa potenziare gli effetti psicotropi del THC, gli studi ci dicono esattamente il contrario: il cannabidiolo può aiutare a ridurre gli effetti psicotropi del THC.
Riguardo l'ultimo punto: che i prodotti a base di THC debbano essere sicuri e testati non abbiamo dubbi. Da più di 10 anni facciamo eseguire test scrupolosi da laboratori di terze parti che si occupano proprio di garantire la sicurezza dei prodotto. I nostri prodotti stati testati anche in diversi studi scientifici, per esempio sull'epilessia farmaco resistente.
Siamo quindi sicuri che anche le aziende di settore possono lavorare con trasparenza per garantire prodotti sicuri e di qualità.
CBD illegale: DDL sicurezza aprile 2025
L’11 aprile 2025, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottoscritto il decreto sicurezza, precedentemente approvato dal Consiglio dei Ministri il 4 aprile. Il provvedimento entra così nella fase parlamentare, dove dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni per evitarne la decadenza.
Il 4 aprile 2025 segna una svolta drammatica per il settore della canapa in Italia: il Consiglio dei ministri ha approvato il DDL Sicurezza convertito in decreto, evitando ogni confronto parlamentare e accelerando l’iter legislativo. Il risultato? Una vera e propria stretta sull'intera filiera della canapa, che da risorsa agricola benefica viene ora trattata alla stregua delle droghe pesanti.
Secondo l’avvocato Bulleri, tra i primi a interpretare la portata del decreto, gli oli di CBD ricavati da infiorescenze saranno considerati illegali, a prescindere dalla percentuale di THC presente. Restano legali solo quelli ottenuti da altre parti della pianta, come le foglie o lo stelo.
Facciamo un salto indietro per capire che cosa è successo.