Di recente, da quando la ricerca scientifica ha iniziato a studiare più nel profondo i benefici dei principi attivi della pianta di cannabis, alcuni studi hanno richiamato l’attenzione sul cannabidiolo (CBD), come possibile sostanza in grado di ridurre la pressione sanguigna in quelle condizioni di ipertensione accertata.
Gli studi condotti sugli esseri umani e volti ad accertare gli eventuali benefici del cannabidiolo (CBD) sulla pressione sanguigna sono ancora pochi e relativamente recenti. Nel 2017 un’indagine condotta dai ricercatori del dipartimento di medicina dell’Università di Nottingham e dell’NIHR Oxford Biomedical Research Centre ha portato i primi, incoraggianti risultati.
Lo studio ha coinvolto nove partecipanti di sesso maschile (in buone condizioni di salute) a cui sono state somministrati 600 mg di cannabidiolo (CBD) o, in alternativa, un placebo. I parametri cardiovascolari dei volontari sono stati monitorati e analizzati ed è emerso che il cannabidolo (CBD) ha ridotto la pressione sanguigna sistolica (la massima) e il volume sistolico - la quantità di sangue pompata da un ventricolo - in condizioni normali. Allo stesso modo, il cannabidiolo (CBD) ha ridotto la pressione sanguigna anche quando i soggetti erano sottoposti a uno stress.
I ricercatori, ai tempi, non erano ancora stati in grado di comprendere se questo effetto del cannabidiolo (CBD) fosse dovuto a un’azione cardiovascolare diretta o alle sue proprietà ansiolitiche e analgesiche. Tuttavia, quello dei ricercatori inglesi fu uno dei primi studi che fecero da appello per comprendere al meglio l’effetto (eventuale) del CBD sull’emodinamica: il “comportamento” del sangue nella circolazione.
Infatti, nonostante ci siano numerose ricerche che hanno analizzato gli effetti del cannabidolo (CBD) in vitro, i suoi effetti sull’emodinamica in vivo sono ancora poco chiari. Per questo motivo, un’altra equipe di ricercatori del Royal Derby Hospital Center dell’Università di Nottingham ha pubblicato una revisione sistematica di tutti gli studi fino ad ora condotti e mirati a verificare gli effetti del CBD sulla pressione sanguigna, sia sugli animali che sugli esseri umani.
Nella revisione - pubblicata su Frontiers of Pharmacology - sono stati presi in considerazione 25 studi complessivi. Gli scienziati che hanno contribuito a questa revisione hanno concluso che, analizzando i dati complessivi degli studi, il cannabidiolo (CBD) potrebbe essere in grado di ridurre la pressione sanguigna e la frequenza di battiti cardiaci in varie condizioni di stress che ne hanno provocato un aumento.
Per via di questo riscontro, i ricercatori hanno concluso che bisognerebbe senza dubbio indagare meglio questa azione del cannabidiolo (CBD), per constatare se il suo impiego possa essere preso in considerazione per affiancare una terapia finalizzata a ridurre la pressione sanguigna là dove ci sia una condizione di ipertensione arteriosa.