Secondo la ricerca scientifica, il cannabidiolo (CBD) non ha caratteristiche psicoattive e non provoca dipendenza nè assuefazione. Una revisione sulla sicurezza del CBD inoltre, conferma il suo profilo di sicurezza e tollerabilità per il corpo umano.
Se confrontato con altri farmaci utilizzati per patologie come l’epilessia, ad esempio, il CBD risulta quello che espone a minor rischio di effetti collaterali. Non c’è alcun rischio di assuefazione per chi utilizza il cannabidiolo e, ogni giorno sempre più, emergono risultati incoraggianti sul fronte opposto: quello del CBD per combattere la dipendenza da altre sostanze.
Sono sempre più gli studi che confermano l’utilità del cannabidiolo nell'aiutare a ridurre la dipendenza da alcol o da droghe.
In uno studio, pubblicato su Nature a marzo 2018, i ricercatori dell’Università di Madrid hanno somministrato cannabidiolo una volta al giorno per sette giorni ad alcuni topi su cui era stata sviluppata una forte dipendenza da alcol e da cocaina.
Sulla base dei risultati dei loro test, i ricercatori hanno concluso che il breve periodo di sette giorni di trattamento del CBD non solo ha impedito lo sviluppo di caratteristiche "simili alla dipendenza" precedentemente mostrate, ma ha dissuaso i topolini dalla ricaduta per ben 5 mesi, senza dovere in alcun modo assumere altro CBD.
Il CBD potrebbe essere utilissimo nel prevenire le ricadute nei tossicodipendenti e negli alcolisti, ma i benefici che offre sono di lunga durata, il che è cruciale quando si combatte contro un nemico come la dipendenza da sostanze