Anandamide: cos’è e come funziona

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L’anandamide, anche nota come AEA (N-arachidonoylethanolamine) è un mediatore lipidico che il nostro corpo produce in modo naturale e che agisce come un vero e proprio messaggero mettendo in comunicazione diverse parti del nostro corpo. Scoperta negli anni ’90, deve il suo nome alla parola sanscrita “ānanda”, che significa “gioia interiore”.

Ne parliamo perché negli ultimi anni, numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’anandamide è una delle molecole chiave del sistema endocannabinoide ed è coinvolta nella regolazione dell’umore, dello stress e dell’infiammazione.

In questo articolo la conosciamo un po’ meglio e capiamo insieme come il CBD può influenzarne la produzione.


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Cosa fa l’anandamide?

L’anandamide si lega ai recettori dei cannabinoidi CB1 e CB2 distribuiti nel cervello e nel resto del corpo, svolgendo una funzione essenziale di equilibrio interno, che chiameremo omeostasi. 

Secondo una revisione pubblicata nel 2025 sul British Journal of Pharmacology, l’anandamide svolge un ruolo diretto nel controllo dell’infiammazione. Agisce infatti sulle cellule dei vasi sanguigni, riducendo la produzione di sostanze infiammatorie e aiutando i tessuti a ritrovare stabilità. Questo effetto non dipende solo dai recettori CB1 e CB2, ma anche dal coinvolgimento dei recettori nucleari NR4A, che l’anandamide attiva per regolare i geni dell’infiammazione.

Uno studio pubblicato nel 2025 sul Journal of Clinical Medicine ha mostrato che l’anandamide (AEA) è uno dei principali ligandi naturali dei recettori CB1, i più abbondanti del sistema nervoso centrale. Quando si lega a questi recettori,l’anandamide modula il rilascio di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina, glutammato e GABA, aiutando a regolare molte funzioni cerebrali fondamentali, tra cui umore, appetito, coordinazione motoria e risposta allo stress.

In sintesi, l’anandamide:

  • Regola la comunicazione tra i neuroni, mantenendo l’attività cerebrale in equilibrio;

  • Protegge il sistema nervoso dall’eccessiva eccitazione e dallo stress ossidativo;

  • Sostiene funzioni chiave come umore, appetito, movimento e risposta allo stress.

Quale enzima è responsabile della degradazione dell’anandamide (AEA)?

L’anandamide è una molecola che il nostro corpo produce “su richiesta” per regolare alcune funzioni come umore, dolore, appetito e risposta allo stress. Una volta svolto il suo compito, deve essere disattivata in fretta per evitare che il segnale resti acceso troppo a lungo e alteri l’equilibrio del sistema. A disattivarla o “degradarla” è un enzima chiamato FAAH (Fatty Acid Amide Hydrolase), presente nelle membrane delle cellule. Il suo ruolo è quello di scomporre l’anandamide in due componenti più semplici rendendola inattiva. In questo modo, l’organismo “spegne” il segnale endocannabinoide e torna al suo stato di equilibrio naturale.

Alcuni studi hanno dimostrato che le persone con una minore attività dell’enzima FAAH, tendono ad avere livelli più alti di anandamide nel sangue e sembrano avere una maggiore capacità di gestire lo stress e le emozioni negative.

Come stimolare l’anandamide in modo naturale?

ll nostro corpo sa già come produrre anandamide, ma possiamo aiutarlo a farlo nelle condizioni migliori. Ecco tre strategie naturali e supportate dalla ricerca per dare una mano al nostro “neurotrasmettitore della felicità”.

  • Fare attività fisica: uno studio pubblicato su Scientific Reports (Nature, 2021) ha mostrato che una sola sessione di esercizio fisico moderato (circa 30 minuti di camminata veloce o pedalata a ritmo costante) aumenta i livelli di anandamide nel sangue e attiva l’ippocampo, migliorando anche la memoria. Muoversi un po’ ogni giorno aiuta il cervello a restare flessibile e reattivo e aiuta l’anandamide a fare bene il suo lavoro.

  • Usare il cannabidiolo (CBD): alcune ricerche hanno osservato che il cannabidiolo può aiutare a rallentare la degradazione dell’anandamide da parte dell’enzima FAAH. In sostanza, il CBD non aumenta direttamente i livelli anandamide, ma ne prolunga la vita e l’effetto naturale, aiutando il corpo a mantenere l’equilibrio del sistema endocannabinoide.

Curare l’alimentazione: anche un’alimentazione equilibrata, ricca di grassi buoni, antiossidanti e cibi naturali, può sostenere la produzione e l’azione dell’anandamide. Alcuni cibi contengono naturalmente anandamide, altri composti vegetali, come i flavonoidi presenti nel cacao, sembrano anche loro inibire lievemente l’enzima FAAH, permettendo all’anandamide di restare attiva un po’ più a lungo.

Quali alimenti sono ricchi di anandamide?

In realtà, solo pochissimi alimenti contengono anandamide in forma diretta, ma diversi altri possono favorirne la sintesi o rallentarne la degradazione, aiutando il corpo a mantenerla più a lungo in circolo.

Ecco i principali:

  • Tartufi neri: i tartufi neri contengono anandamide e producono questa molecola pur non avendo un sistema endocannabinoide. L’anandamide potrebbe servire al fungo per attirare gli animali che diffondono le sue spore, ma può anche essere assimilata, almeno in parte, dal nostro organismo.

  • Cioccolato fondente: il cacao è ricco di composti che imitano o amplificano gli effetti dell’anandamide. Contiene infatti piccole quantità della molecola stessa e due sostanze simili, che inibiscono l’enzima FAAH, rallentandone la degradazione. Ecco perché un quadratino di cioccolato fondente (almeno 70%) può davvero aiutare a migliorare l’umore.

  • Alimenti ricchi di grassi buoni (omega-3 e omega-6): l’anandamide deriva dall’acido arachidonico, un acido grasso della famiglia degli omega-6. Perché il corpo la produca correttamente, è necessario un equilibrio tra omega-6 e omega-3, come quelli contenuti nel pesce azzurro (sgombro, sardine, alici), nella frutta secca, in particolare noci e semi di lino, nell’avocado e nell’olio extravergine d’oliva.
     
  • Frutta e verdura ricche di flavonoidi: alcuni flavonoidi, come il kaempferolo, presente in mele, cipolle, uva e broccoli, possono inibire l’enzima FAAH come fa il CBD. Questo permette all’anandamide di restare attiva più a lungo, amplificandone gli effetti positivi sull’umore e sul rilassamento.

  • Tè verde, curcuma e spezie antiossidanti: questi alimenti non contengono anandamide, ma forniscono polifenoli e composti antinfiammatori che supportano il sistema endocannabinoide nel mantenere equilibrio e benessere.
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Il legame tra CBD e anandamide

L’anandamide è soprannominata da molti la “marijuana endogena”, perché riproduce in modo naturale alcuni effetti tipici dei cannabinoidi della cannabis. Questo avviene perché si lega agli stessi recettori, CB1 e CB2, distribuiti nel cervello e nel sistema nervoso, con cui interagisce anche il cannabidiolo. Come abbiamo visto, il CBD aiuta l’organismo a mantenere più a lungo attiva l’anandamide, inibendo l’enzima responsabile della sua degradazione (FAAH). Questo meccanismo rafforza la naturale capacità dell’organismo di ritrovare equilibrio. È come se il CBD proteggesse l’anandamide, permettendole di svolgere più efficacemente la sua funzione di modulazione dell’umore, della risposta allo stress e del ciclo sonno-veglia.

Inoltre, il CBD contribuisce a sostenere l’intero sistema endocannabinoide, migliorando la risposta infiammatoria, la gestione dello stress e la qualità del sonno.

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