CBD e fibromialgia

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Il cannabidiolo (CBD) svolge un’azione modulatrice sul sistema endocannabinoide, aiutando così sia a ridurre la percezione del dolore che e a gestire meglio la sensazione di ansia, contribuendo al benessere generale di chi soffre di fibromialgia.

Che cos’è la fibromialgia?

La fibromialgia  è una sindrome caratterizzata da dolore cronico diffuso, da aumento della sensibilità al dolore (iperalgesia), da iperreattività sensoriale e altri sintomi sistemici come disfunzione cognitiva, disturbi del sonno, ansia, stanchezza cronica e depressione, in assenza di qualsiasi altra malattia organica ben definita.

In Italia si stima colpisca tra i due e i tre milioni di persone, nella gran parte dei casi donne in età giovane e adulta.

“La fibromialgia è la seconda forma di reumatismo più comune ed è una condizione molto frequente negli ambulatori di medicina generale e di reumatologia, la sua prevalenza è compresa tra il 2-3% fino all’ 8%, l’incidenza è di circa 7-11 nuovi casi per anno su 1.000 persone”, afferma Carlo Salvarani, Professore Ordinario di Reumatologia all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia in un’intervista.

Quali sono i sintomi della fibromialgia?

Individuare e riconoscere la fibromialgia non è facile e i contorni diagnostici sono oltremodo sfumati. In generale, la fibromialgia è caratterizzata da un dolore cronico, localizzato o diffuso in tutto il corpo. Tuttavia, i sintomi che la fibromialgia può provocare sono numerosi e oltre al dolore cronico sono riportati maggiormente:

  • Affaticamento o stanchezza cronica
  • Disturbi del sonno
  • Cefalea (mal di testa)
  • Dolori articolari e tensione muscolare
  • Ansia
  • Tensione mascellare/mandibolare
  • Vista sfocata
  • Formicolii
  • Acufeni
  • Difficoltà di concentrazione,
  • Disturbi gastrointestinali
  • Tachicardia
  • Crampi a carico degli arti inferiori

Quali sono le cause della fibromialgia?

Nonostante i grandi progressi nella ricerca scientifica degli ultimi decenni, ancora oggi le cause della fibromialgia sono sconosciute. Si ritiene che ci siano molti fattori che concorrono alla sua insorgenza: genetici, biochimici, ambientali e psicologici. 

A causa della grande varietà di sintomi, giungere alla diagnosi di fibromialgia non è semplice. Il paziente ricorre spesso alla consulenza di numerosi specialisti in vari ambiti (da quello ortopedico a quello neurologico), attraverso un percorso molto lungo che può portare alla corretta diagnosi anche dopo anni. Alla fine, si giunge a un trattamento personalizzato, che spesso non comporta soltanto una terapia farmacologica. Il paziente affetto da fibromialgia si incammina sulla strada verso la guarigione grazie a un approccio combinato tra farmaci, psicoterapia, esercizio fisico e gestione dei sintomi. È proprio per intervenire sui sintomi della fibromialgia l’ambito in cui le proprietà  dei composti della cannabis (in particolare il CBD ) si rivelano più utili.

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Fibromialgia e sistema endocannabinoide

ll complesso sistematico delle cause della fibromialgia non è ancora conosciuto. Di sicuro, non c’è un solo fattore scatenante in grado di indurre questa malattia ma si è notata spesso un'alterazione nei meccanismi con cui il nostro organismo genera la sensazione di dolore, che risulta essere amplificato. Nell’organismo dell’essere umano è presente il sistema endocannabinoide, composto da molecole (gli endocannabinoidi) e recettori CB1 e CB2 presenti sia nel sistema nervoso centrale che nel sistema immunitario. Il sistema endocannabinoide è coinvolto in alcuni processi chiave del nostro organismo, fra cui la regolazione delle sensazioni di dolore e degli stati infiammatori. Alcuni studi hanno ipotizzato che la mancanza di attività degli endocannabinoidi o una disfunzione del sistema endocannabinoide siano alla base del processo che porta a sviluppare la fibromialgia, ma non si tratta ancora di un dato consolidato. 

Perchè il CBD e il sistema endocannabinoide possono essere utili per la fibromialgia?

Nel momento in cui si attua uno squilibrio o uno scompenso nel nostro corpo, la modulazione provveduta dal cannabidiolo (CBD) - che agisce, ad esempio, sul sistema immunitario o su un processo infiammatorio - tende a ripristinare l’omeostasi, l'equilibrio fisiologico originario. Il cannabidiolo quindi modula indirettamente (recettori CB1) e direttamente (recettori CB2) un' alterazione del sistema cannabinoide  provocata da patologie o traumi aiutando, tra i vari benefici che dimostra avere, a ridurre la sensazione dolorosa.

Inoltre interagendo con il sistema GABAergico e serotoninergico  riduce gli stati d’ansia e depressivi che spesso accompagnano chi soffre di questa patologia.

Anche gli endocannabinoidi agiscono legandosi ai recettori  CB1 e CB2; i recettori CB1 sono prevalentemente espressi nel sistema nervoso centrale e mediano l'azione antidolorifica, mentre i recettori CB2 si trovano principalmente sulle cellule del sistema immunitario e mediano l'azione antinfiammatoria

Allo stesso modo le potenzialità  analgesiche dei principi attivi della cannabis - i cannabinoidi - derivano dalla loro azione sui recettori CB1. Al momento, sono due i cannabinoidi che hanno dimostrato di avere effetti clinicamente rilevanti: il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). I due principali principi attivi della pianta di cannabis agiscono in maniera differente, con diversi risultati ed entrambi sono promettenti per la gestione del dolore , ma il THC a differenza del CBD ha anche un'azione psicotropa che ne limita l'utilizzo. 

CBD e fibromialgia: che cosa dicono gli studi

Le prove di quanto la cannabis possa essere efficace per intervenire sui sintomi della fibromialgia non mancano. Ci sono studi clinici che riportano un netto miglioramento nelle condizioni dei pazienti, al punto da dismettere, in totale accordo con i medici curanti, la normale terapia farmacologica in favore dell’uso dei principi attivi della cannabis. D’altronde, ricerche, articoli e studi su cannabis e dolore hanno ormai portato a evidenze solide. La cannabis viene impiegata con successo per intervenire sui disturbi del sonno o sul dolore reumatico, al punto da diventare una delle prime scelte per le persone che soffrono di dolore cronico. 

La revisione degli studi più recente è del 2021 e, dopo una accurata selezione, ha individuato 22 studi condotti con metodi validi e, analizzandone i risultati, è stato possibile avere più chiaro quello che è l’attuale stato della conoscenza sull’efficacia dei cannabinoidi per la fibromialgia. Alcune di queste ricerche indicano che l'uso dei cannabinoidi comporta effetti collaterali molto limitati se usati per il trattamento della fibromialgia, e possono aiutare a lenire alcuni sintomi comuni e debilitanti associati alla malattia. 

Tra queste, vi è anche lo studio osservazionale condotto tra il 2015 e il 2017 da un’equipe del Dipartimento di reumatologia del Rabin Medical Center, realtà israeliana particolarmente attiva nell’ambito della ricerca sulla cannabis a uso medico. Lo studio, pubblicato nel 2019, è stato condotto su 367 pazienti con diagnosi di fibromialgia, con un periodo di follow-up di sei mesi.

L’effetto terapeutico dei cannabinoidi si è manifestato in una sensazione soggettiva di sollievo dal dolore, e da un generale miglioramento della qualità della vita. Per esempio, all’inizio dell’esperimento erano ben 196 i partecipanti che avevano segnalato di soffrire di disturbi del sonno. Allo stesso tempo, erano 125 i pazienti che riportavano di soffrire di sintomi depressivi. A sperimentazione conclusa, i disturbi del sonno si erano attenuati per 144 pazienti ed erano addirittura svaniti in 26 casi. I sintomi depressivi sono migliorati per 101 pazienti su 125. In generale, la maggioranza dei partecipanti ha manifestato un miglioramento da “moderato” a “significativo”, con particolare riferimento all’intensità del dolore percepito. I ricercatori sono arrivati alla conclusione che la cannabis medica possa essere un'alternativa sicura ed efficace per il trattamento dei sintomi della fibromialgia.

Interessante segnalare che anche la Regione Emilia-Romagna, ha emanato un documento di ampio respiro sulla patologia, le linee di indirizzo per “Diagnosi e trattamento della fibromialgia”, messo a punto con l'obiettivo di dare una definizione e inquadramento della malattia e indicare percorsi di intervento definiti e appropriati. Nelle linee guida è inserita anche la Cannabis.

“Verso il futuro - afferma Daniele Conti, direttore AMRER Onlus, Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna - lo sguardo che il Gruppo di lavoro vuole proporre con il documento è rivolto a promuovere e incentivare la ricerca, in particolare sui cannabinoidi e sulle interazioni con l’alimentazione; unico modo concreto per rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti, contrastando l’estrema proliferazione di ‘fantomatiche’ cure che danneggiano la salute e il portafoglio delle persone con fibromialgia".

I prodotti come gli oli al cannabidiolo (CBD), grazie al loro ottimo profilo di sicurezza, sono una delle opzioni per garantire a chi è affetto da fibromialgia una migliore quotidianità. A riportare i benefici di tali prodotti sono ben due terzi dei 2701 pazienti affetti da fibromialgia che hanno partecipato al sondaggio dell’Anesthesiology Department dell’Università del Michigan. Oltre ai risultati “pratici” riportati dai pazienti, ha colpito l’alto numero di partecipanti che hanno dichiarato di fare regolare uso di prodotti al CBD, fra cui quelli affetti da fibromialgia. Fra i motivi che spingono i pazienti all’utilizzo di prodotti al cannabidiolo, spicca la necessità di intervenire su una condizione di dolore cronico. Mentre la ricerca sulla fibromialgia prosegue, la cannabis e i suoi principi attivi permettono di accompagnare i/le pazienti lungo un percorso di salute, fino a ritrovare il normale benessere.

I benefici del cannabidiolo per la fibromialgia

Come abbiamo detto, il cannabidiolo agisce sul nostro corpo ad ampio spettro, con meccanismi che tendono a regolare situazioni di scompenso delle nostre funzioni vitali. I suoi benefici sulla fibromialgia si possono ricondurre a tre azioni fondamentali:

  • Azione antinfiammatoria

Ci sono diversi studi che hanno dimostrato che il CBD riduce il dolore cronico, il dolore infiammatorio e il dolore neuropatico. In uno studio sui dolori articolari, viene dimostrata la correlazione diretta tra il CBD e il Sistema Endocannabinoide e le conseguenti proprietà analgesiche e antidolorifiche del cannabidiolo. Vari studi scientifici hanno indagato l’efficacia del cannabidiolo su molte condizioni infiammatorie, come per esempio l’artrosi. È dimostrato che l’utilizzo di CBD aiuta a proteggere le articolazioni contro danni gravi e a ridurre l’infiammazione e potrebbe essere una valida opzione naturale per diverse situazioni contraddistinte da dolore infiammatorio. 

  • Azione migliorativa sulla qualità del sonno

Il cannabidiolo grazie al suo potenziale neuro-protettivo, basato sulla combinazione delle sue proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti potrebbe rivelarsi utile nel contrastare l’insonnia. Lo studio pubblicato nel 2017 “Cannabis, Cannabinoids, and Sleep: a Review of the Literature”, afferma che “ricerche preliminari su cannabis e insonnia suggeriscono che il cannabidiolo (CBD) potrebbe avere un potenziale benefico per il trattamento dell'insonnia." Da una ricerca condotta invece presso la National Taiwan University di Taipei emergono evidenze di come il CBD possa influenzare direttamente il ciclo notturno, impedendo la soppressione del sonno REM, in questo caso in pazienti con disturbo da stress post traumatico.

  • Azione ansiolitica

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la capacità del CBD di contrastare i disturbi d’ansia, grazie alla sua interazione con i recettori del GABA e della serotonina, un importante neurotrasmettitore che regola diverse funzioni, quali ad esempio l’umore, il sonno, le emozioni. Nel 2015 è stata pubblicata sulla rivista Neuroterapeuthics la revisione degli studi condotti fino a quel momento volti a verificare gli effetti del CBD nel trattare gli stati d’ansia. I risultati confermano l’ipotesi iniziale e cioè che il CBD possa essere efficace nel ridurre gli stati d’ansia. La revisione ha preso in esame 49 studi preclinici, clinici ed epidemiologici e ha incluso anche le ricerche fatte con tecniche di neuroimmagine (le tecnologie che permettono di studiare il metabolismo cerebrale).

Dalla revisione, curata da Esther M. Blessing, Maria M. Steenkamp, Jorge Manzanares e Charles R. Marmar della New York School of Medicine, è emerso che gli studi preclinici hanno dimostrato l’efficacia del CBD nel ridurre l’ansia provocata da molti disturbi come, ad esempio, il disturbo da stress post-traumatico, quello d’ansia generalizzata, quello ossessivo-compulsivo e molti altri.

Quanto CBD usare per la fibromialgia?

Per la fibromialgia consigliamo di iniziare con 6 gocce al giorno, 3 la mattina e 3 la sera per dieci giorni consecutivi. Trascorso questo periodo di tempo, è possibile aumentare, sempre  con gradualità a seconda degli effetti percepiti sul proprio corpo.

Il quantitativo di CBD da applicare è molto personale. Orientarsi tra mg e gocce può non essere semplice, puoi approfondire l’argomento sulla nostra pagina dosaggio, che dispone anche di un calcolatore personalizzato.

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