Il rapporto tra cannabis, alimentazione e stimolazione o riduzione dell’appetito è ampiamente dibattuto e non si è ancora arrivati a una conclusione univoca. Se, da una parte, è noto che il principio attivo THC possa stimolare l’appetito – un fenomeno che nel gergo comune è noto come “fame chimica” – non ci sono consistenti prove scientifiche che il THC sia direttamente collegato a un aumento di peso corporeo, anzi.
Nel 2011 uno studio condotto da Yan Le Strat, psichiatra dell’Università di Parigi, ha evidenziato come, paradossalmente, tra i consumatori abituali di cannabis c’è una minore incidenza di obesità. L’autore ha presentato un dato puro, ottenuto utilizzando due studi epidemiologici rappresentativi della popolazione di maggiore età degli Stati Uniti d’America: il National Epidemiologic Survey on Alcohol and Related Conditions (NESARC – 2001-2002) e il National Comorbidity Survey-Replication (NCS-R; 2001-2003).
L’uso di cannabis, secondo i campioni, potrebbe essere associato con un minore indice di massa corporea. Tuttavia, ha chiarito subito lo stesso Le Strat, si tratta di risultati che vanno indagati ulteriormente per capire se la correlazione, di fatto, esista per davvero oppure che il tutto dipenda da un’interazione tra altre variabili.
Quando si parla di effetti di THC nello stimolare una sensazione di appetenza, è bene tenere conto di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Yale e pubblicato su Nature, che ha spiegato le basi fisiologiche di questa tipica “fame” provocata dalla cannabis. I ricercatori hanno analizzato i neuroni che si attivano nel circuito dei recettori CB1, le famigerate cellule del sistema endocannabinoide, e i neuroni pro-opiomelanocortina (Pomc) che trasmettono e ci fanno provare la sensazione di sazietà.
Lo studio, condotto sui topi, ha comportato la stimolazione dei neuroni al centro dello studio. I ricercatori hanno voluto verificare se attivando i recettori CB1 nei topolini a stomaco pieno ne seguisse una ridotta attività dei neuroni Pomc e che, quindi, avessero fame.
I ricercatori hanno notato che i neuroni Pomc non diminuivano la loro attività ma bensì la aumentavano: nonostante l’attivazione del meccanismo che trasmette il senso di sazietà, i topolini mangiavano comunque.
A quel punto i ricercatori hanno voluto indagare ulteriormente e hanno scoperto che, di norma, i neuroni Pomc rilasciano un ormone (α-Melanocyte-stimulating hormone) che provoca il senso di sazietà e la beta endorfina, una sostanza che conferisce un senso di benessere. Nel caso in cui i neuroni Pomc vengano attivati dai principi attivi della pianta di cannabis, questi sono in grado di rilasciare solo la beta endorfina. I neuroni, in sostanza, non sprigionano più quell’ormone che ci comunica che è tempo di smettere di mangiare dato che abbiamo raggiunto la sazietà.
Sta di fatto che, a oggi, a dominare è l’incertezza e la risposta alla domanda “la cannabis fa ingrassare?” non ha ancora una risposta definitiva.
Ciò che è certo è che, per dare un idea della situazione attuale, i ricercatori dell’Università di Montreal in una pubblicazione sulle pagine di Pharmacology Biochemestry hanno affermato chiaramente che la cannabis possa provocare sia l’aumento che la perdita di peso, tenendo conto di un insieme di fattori che riguardano le peculiarità sia del consumatore e del suo fisico, che il tipo di consumo che viene fatto.
In sostanza, anche se la cannabis contenente THC può stimolare una temporanea sensazione di appetito, non ci sono dati a sufficienza per dimostrare che si tratti di episodi estemporanei che non vanno collegati in maniera diretta a un aumento di peso corporeo sul lungo periodo.