Non sono ancora chiare la cause della vulvodinia. C'è chi sostiene possa essere causata da un danno ai nervi della zona vulvare, chi ritiene che alla base ci sia un'infiammazione cronica o un problema ormonale e chi pensa a un insieme di fattori sia fisici che psicologici.
Uno dei principali problemi legato alla gestione di questa malattia è il ritardo nella diagnosi, che dipende dai pochi investimenti nella ricerca e nella poca formazione di personale medico specializzato.
Alla base sembra esserci un problema socio-culturale, ovvero l'idea che il dolore pelvico delle donne sia qualcosa di normale e soprattutto se si manifesta durante un rapporto sessuale, va sopportato e "normalizzato".
Non è così. Il dolore cronico non è mai normale. Il dolore pelvico delle donne viene spesso giudicato e frainteso. Questo fa sì che alla patologia si accompagnino senso di inadeguatezza, senso di colpa, ansia e depressione, soprattutto nella fase pre-diagnostica.
L'obiettivo a lungo termine di chi lotta ogni giorno per raccontare la realtà di questo disturbo, è fare in modo che la vulvodinia venga riconosciuta come malattia cronica invalidante in modo che chi ne soffre possa usufruire di cure e prestazioni sanitarie adeguate.
Ma quali sono i sintomi della vulvodinia?
I principali sintomi della vulvodinia sono:
- Dolore e bruciore vulvare (esteso o localizzato) che dura da più di 3 mesi
- Sensazione di spilli che trafiggono
- Sensazione di pelle ustionata
- Fitte improvvise
- Fastidio/dolore se si indossano pantaloni stretti
- Dolore durante i rapporti sessuali
- Dolore durante la minzione
- Dolore/fastidio che peggiora dopo molte ore a sedere
Tutti questi sintomi possono comparire anche in caso di altri disturbi come cistite, candida, herpes vaginale e molte altre infezioni a carico dei genitali femminili. Ecco perchè prima di parlare è importante escludere tutte le altri potenziali patologie tramite analisi specifiche.
La diagnosi di vulvodinia, che deve essere effettuata da un ginecologo specializzato, avverrà per esclusione e attraverso lo Swab test.
Lo Swab test è un esame non invasivo che consiste nell'accertarsi della presenza di un dolore in seguito a uno stimolo. Questo elemento insieme a un dolore vulvare cronico che dura da più di tre mesi, potrebbero essere elementi fondamentali per la diagnosi.
Come si cura la vulvodinia?
Proprio perchè non se ne conoscono ancora le cause, non esiste una terapia standardizzata, ma si tenta a lavorare sui sintomi, che come abbiamo detto, possono essere molto diversi da donna a donna.
Una volta effettuata la diagnosi, la/lo specialista indagherà sullo stile di vita, le abitudini e le possibili altre patologie della paziente per individuare il percorso terapeutico più adatto.
La ginecologa o il ginecologo potrebbero scegliere una terapia farmacologica, un approccio riabilitativo che preveda un lavoro sulla muscolatura pelvica o ancora un approccio psicologico, che in alcuni casi può essere molto utile.
Questi tre approcci vengono spesso combinati insieme per un lavoro più appofondito.
La maggior parte dei farmaci utilizzati per la vulvodinia agisce sui mediatori del dolore e viene utilizzata anche per il dolore neuropatico.